Fandom,  Il fantasy ed io,  Serie TV

Il diritto di criticare il fantasy

Non mi piace parlare di certe cose, ma data la situazione mi tocca farlo.
Nel corso degli anni, qui in Italia, il partito vincitore delle scorse elezioni e suoi predecessori sulla stessa lunghezza d’onda si è spesso impossessato dell’immaginario del genere fantasy e non solo, basti pensare all’importanza data a Tolkien, riletto a loro uso e consumo. La fazione antagonista ha invece snobbato per molti anni fantasy, fumetti e simili, vedendoli come poco impegnativi e a tratti stupidi, salvo poi ricredersi di recente, capendo la loro importanza nell’intrattenere ma anche nell’ispirare. La conseguenza di questo è stato infarcire le storie del fantastico di messaggi retorici e buonisti, per portare avanti campagne acritiche basate su un’inclusività a tutti i costi, tra fatine diventate nere, sirenette abbronzate, elfi scuri, streghe trans e altre amenità del genere.

In mezzo a tutto questo ci siamo noi appassionati, che vorremmo divertirci e appassionarci, e a cui non interessano i fanatismi né da una parte né dall’altra.
Sto seguendo le due serie fantasy del momento, House of the dragon Gli anelli del potere, la prima divertente e puro fan service, la seconda noiosa e ridondante (e mi piace la Galadriel in versione Lady Oscar fantasy!). La prima rispetta l’universo creato da Martin, che se si decidesse di finire la saga non sarebbe male. La seconda è solo liberamente ispirata a Tolkien, con delle invenzioni che non c’entrano niente, come gli elfi scuri, e dire che ci sarebbe invece una bellissima saga franco belga sugli elfi scuri di Jean-Luc Istin e Nicolas Jarry da adattare. Così come non c’entrano niente la fatina del live action di Pinocchio, la sirenetta del film in uscita nel prossimo anno, la Biancaneve latina, la Londra della Reggenza multietnica di Bridgerton, il nuovo Louis del serial Intervista col vampiro.


Forse bisognerebbe seguire i consigli di chi dice che, anziché snaturare opere note con elementi messi solo per pagare un gettone alla cosiddetta cultura woke, portare sullo schermo gli immaginari di altre culture, quelli veri, quelli originali. Sarebbe fantastico, del resto è quello che hanno fatto i giapponesi con manga ed anime in tutti questi anni e direi che è andata benone.
Voler veicolare a tutti i costi dei messaggi retorici è ridicolo, saper davvero innovare non è facile ma molto più efficace. Lo dico da fan che ha adorato personaggi come Uhura di Star Trek, Xena e Willow e Tara di Buffy.